Metropolis
Luci ci confondono nell’anarchia
di notti illuminate da falò
mille occhi in strada che si incrociano
in cerca di quel mondo che sparì
Metropolis
Luci ci confondono nell’anarchia
di notti illuminate da falò
mille occhi in strada che si incrociano
in cerca di quel mondo che sparì
Cherokees
Scendendo lungo il sacro fiume
dentro il grande spirito che è in te
lungo quella vecchia ferrovia
che porta ancora polvere e poesia
Di nuovo a Castelluccio di Norcia esattamente cinque anni dopo (link articolo precedente), l’estate torrida non risparmia nemmeno l’immensa piana, dopo il pranzo al sacco è saggio rimanere all’ombra dei pochi alberi presenti fino a tardo pomeriggio; non è un grosso peso per il corpo e la mente rilassarsi davanti questo spettacolo della natura.
Dal Terminillo ci dirigiamo verso Leonessa, bellissimo paese fondato nel 1278, unendo vari castelli e borghi preesistenti, ha avuto un’importanza strategico commerciale a causa della sua posizione, anche in epoche più recenti, trovandosi al confine tra stato pontificio e regno borbonico. Fu vittima di numerosi terremoti, il più distruttivo dei quali nel 1703, che oltre a radere al suolo il borgo, mise in ginocchio la vita economica della zona.
Primo articolo dedicato ad un monte, in questo caso il Terminillo, detto anche la montagna di Roma. Alto poco più di 2200 metri, è frequentato da sciatori in inverno e da persone particolarmente intelligenti nelle torridi estati romane, che, invece di affollare spiagge improbabili del litorale laziale o peggio ancora abbrutirsi in un centro commerciale, preferiscono la pace, la quiete, aria fresca e salubre ed uno scenario mozzafiato.
Da Labro ci spostiamo per pranzare verso il vicino Lago di Piediluco, 13 km di bellissime coste caratterizzate dalla fitta vegetazione e dalla presenza dell’omonimo paese. Il lago è alimentato naturalmente dal Rio Fuscello, mentre gli altri due emissari, il Nera ed il Velino, sono artificiali. Un tratto del Velino viene deviato per alimentare la Cascata delle Marmore.
Labro è un altro ennesimo gioiello incastonato non lontano da Rieti, le sue origini sono probabilmente risalenti al X-XI secolo, si ritiene che la fondazione sia da attribuire ad una famiglia Longobarda, in seguito diventò proprietà dei nobili Vitelleschi, da cui prende il nome il castello, di proprietà privata; purtroppo non è stato possibile visitare l’interno della fortezza.
Se parliamo di Nepi è impossibile non associare il suo nome all’acqua, a partire dall’origine della parola etrusca nepa che significa appunto acqua; dal fatto che vediamo spesso negli scaffali dei supermercati le omonime bottiglie e per finire dalla presenza del fiume Treja che attraversa la cittadina formando la cascata visibile all’entrata delle mura fortificate.