Castel Roncolo - La Mostra
20/04/2000 - 29/10/2000
Sala
1
Il
nome «Runchenstayn» deriva dal latino runcare
(= dissodare) e dal medio-alto tedesco stein
(= roccia, ma anche rocca).
Sala
2
In questo locale sono riproposti tre momenti
della vita cavalleresca tardo-medievale: la caccia, il torneo e la quotidianità;
temi questi ripresi in parte anche dagli affreschi conservati nel Palazzo
Occidentale. Alle immagini bidimensionali si contrappongono qui oggetti reali ed
accanto ad alcuni reperti archeologici sono esposte anche delle tavole lignee
provenienti da Udine. Esse furono realizzate a decoro di un palazzo cittadino
nella prima metà del Quattrocento e ci presentano, così come anche gli
affreschi, immagini idealizzanti della cultura cortese. La caccia all’orso ed
al camoscio, la caccia con i falconi, lo smembramento della selvaggina e la
pesca ritornano nelle scene raffigurate anche sulle pareti della
Sala del
Torneo. Nel corso del Medioevo il diritto di caccia venne sottratto alla società
contadina e divenne privilegio sempre più esclusivo della nobiltà
cavalleresca, tanto da divenirne – accanto al torneo ed all’amore cortese
– una delle principali espressioni della propria identità. Il torneo,
sviluppatosi nel XII e nel XIII secolo come esercizio marziale, poteva svolgersi
in diverse forme, che prevedevano di volta in volta diversi tipi di armamento.
Nei cicli pittorici di Castel Roncolo sono presenti il torneo con le lance ed il
torneo alla mazza. Nella Sala del Torneo due gruppi di sei cavalieri ciascuno
cavalcano l’uno contro l’altro cercando di disarcionare l’avversario con
la lancia. I partecipanti al torneo con la mazza, raffigurato nella Sala delle
Coppie, cercano invece di staccare i cimieri dagli elmi degli avversari
utilizzando delle mazze di legno. Pensati come giochi, i tornei si concludevano
spesso nel sangue e con incidenti mortali. Un dettaglio del torneo alla mazza,
in cui quattro torneanti si scagliano tutti insieme su un unico avversario
inerme, rende l’idea di quali forze incontrollate potessero scatenarsi nel
corso di questi «giochi». Si noti che in questa mostra è esposta per la prima
volta la riproduzione fedele di un’armatura completa quale veniva utilizzata
intorno al 1400 per il torneo alla mazza. Essa è stata realizzata, ispirandosi
agli affreschi di Castel Roncolo, dall’associazione medievalistica
“Gesellschaft des Elefanten”. La quotidianità medievale, terzo aspetto qui
esposto, è illustrato da vari elementi che lo caratterizzavano: l’amore
cortese, la musica, l’abbigliamento, i giochi ed i passatempi, la preparazione
dei cibi ed i pasti.
Sala
3
In questa sala vengono illustrate le origini
mercantili dei Vintler e la loro repentina ascesa sociale. La straordinaria
figura di Niklaus Vintler è il perno centrale intorno a cui ruota il materiale
esposto. I fratelli Niklaus e Franz Vintler, provenienti da un’antica e
benestante famiglia borghese, acquistarono il feudo di Castel Roncolo nel 1385 e
vi fecero eseguire importanti lavori di ristrutturazione. Ad essi risalgono in
particolare la costruzione della Casa d’Estate ed il commissionamento degli
affreschi a decoro sia di quest’ultima che del Palazzo Occidentale. Tali
affreschi costituiscono il più vasto ciclo pittorico medievale a soggetto
profano oggi conservato. Fu in queste decorazioni che i Vintler, grazie alla
loro ricchezza, poterono esprimere le proprie asprirazioni rivolte agli ideali
nobiliari del tempo, anche se, a causa della loro estrazione, il ceto nobiliare
rimaneva loro precluso. Gli oggetti esposti sono altrettanti segni delle loro
molteplici attività culturali e politiche. Niklaus Vintler era divenuto un
importante uomo di fiducia, un finanziatore e soprattutto un consigliere
dell’arciduca d’Austria e conte di Tirolo Leopoldo III. Al tempo stesso egli
non trascurava di dedicarsi alla letteratura. Su incarico dei Vintler Heinz
Sentlinger copiò a Castel Roncolo la Weltchronik
di Heinrich von München inserendovi proprie aggiunte. Il contesto culturale in
cui si muovevano i Vintler viene qui riproposto grazie a questo e ad altri
manoscritti di quell’epoca. Particolarmente degna di nota è la ricostruzione
di questo ambiente. Durante i lavori di restauro sono stati riportati alla luce
vesti dell’antica decorazione ad affresco sulle pareti occidentale e
settentrionale. Essi sono ammirabili per la prima volta in occasione di questa
mostra. Sulla base degli schizzi di Friedrich von Schmidt è stato possibile
ricostruire la scena de “La Viola”. Questo affresco, oggi distrutto, è noto
solo grazie allo schizzo qui ingrandito.
Sala
4
In questo locale viene presentata la storia del castello agli albori dell’Età Moderna. Tale epoca viene introdotta dall’episodio dell’esilio del principe-vescovo di Trento Giorgio Hack nella «gabbia dorata» di Castel Roncolo (1463-65). Qui esposto si trova il suo pastorale, un gioiello dell’arte orafa del XV secolo. Il passaggio del castello nelle mani dei conti di Tirolo viene illustrato con oggetti risalenti all’epoca dell’arciduca Sigismondo il Ricco e dell’imperatore Massimiliano I. Entrambi si occuparono infatti del castello, per quanto in modi diversi: Sigismondo lo acquistò nel 1478 per motivi di ordine strategico, ossia per assicurare la valle dell’Adige contro un’eventuale invasione delle truppe di Venezia; Massimiliano I elevò Castel Roncolo a proprio casino di caccia, affidandolo alla custodia di suoi amministratori. Nel 1531, su iniziativa del cardinale Bernardo Clesio, uno dei personaggi di maggior spicco nell’Europa di Carlo V, il castello venne restituito alla signoria feudale del Principato vescovile di Trento, che nel 1538 lo diede in feudo ai conti Liechtenstein–Castelcorno. A partire dal 1554 si trasferì nel castello un ramo di questa famiglia, che lo fece restaurare e vi appose in più luoghi il proprio stemma. Di poco successivo è l’inizio del declino: nel 1672 un incendio devastò il Palazzo Orientale, che non venne più ripristinato, così come ci è noto dalle vedute ottocentesche. Allorché il conte Franz Anton di Liechtenstein-Castelcorno, ultimo rampollo del casato, rinunciò al feudo, il castello passò nel 1759 alla diretta amministrazione del Vescovado di Trento, che lo ridusse a semplice podere.
Sala 5
Nei
due locali successivi la mostra si lascia alle spalle il Medioevo e la prima Età
Moderna per inoltrarsi nel XIX e nel XX secolo. Castel Roncolo, abbandonato ad
un lento declino sin dall’epoca dei conti Liechtenstein, venne riscoperto dai
romantici, primi fra tutti Josef Görres e gli artisti della cerchia di re
Ludovico I di Baviera, che visitò personalmente il castello nel 1833 e nel
1841. Numerosi disegni, dipinti, poesie, fotografie e cartoline testimoniano il
nuovo interesse per questo maniero risvegliatosi finalmente da un profondo sonno
durato due secoli. È del resto questo il periodo delle «belle rovine» e della
riscoperta dei resti del «mondo cavalleresco», fenomeni entrambi che
contribuirono alla trasfigurazione del Medioevo operata in Età Romantica. Il 19
ed il 20 aprile 1897 i bolzanini, indossando costumi d’epoca e calandosi nei
ruoli di personaggi medievali, celebrarono il loro castello con una grande
festa, di cui si conservano antiche fotografie ed una pubblicazione
commemorative stampata per l’occasione. L’insieme delle vedute a noi giunte
sono oggi di fondamentale aiuto per la ricostruzione dell’antico aspetto del
maniero, soprattutto della parete settentrionale della Casa d’Estate, crollata
nel 1868 in seguito alla costruzione della strada per la Val Sarentino, allorchè
venne fatto saltare un pezzo della rupe porfirica su cui poggia la rocca. È
solo grazie ai disegni di Ignaz Seelos che parte degli affreschi della Stanza di
Tristano e della Stanza di Garello ci sono ancor oggi noti.
Sala
6
Nel 1881 l’arciduca d’Austria Giovanni Salvatore acquistò il castello dal principe-vescovo di Trento e ne fece dono all’imperatore Francesco Giuseppe. Questi affidò al Consigliere di Stato per l’Edilizia Friedrich von Schmidt l’incarico di restaurarlo. I muri esterni della Casa d’Estate e del tratto orientale, in procinto di crollare, vennero demoliti e sostituiti da nuovi. Anche la torre venne completamente ricostruita.
I progetti ed i disegni di
Friedrich von Schmidt hanno per noi un valore inestimabile perché ci consentono
di ricostruire quale fosse l’aspetto originario del castello prima del
restauro ottocentesco e di intuire quali lavori vennero svolti. I reperti
archeologici rinvenuti probabilmente nel corso di questi lavori vengono ora
esposti per la prima volta. Un reperto particolare è il frammento di un Kuttrolf,
una bottiglia dal collo curvo e ritorto che permetteva un’ingegnosa
ossigenazione della bevanda in essa contenuta (ad esempio la grappa), in modo
che l’aroma poteva essere gustato appieno. Il «Cinema Pasolini» presenta
brani del film «Pier Paolo Pasolini – Un giallo puramente intellettuale»,
girato da Paolo Bonaldi e Francesca Nesler (RAI Bolzano, 1999). Nel 1970
Pasolini aveva girato un episodio centrale del suo «Decameron» in Alto Adige,
tra l’altro anche a Castel Roncolo.